IX Edizione regionale Comuni Ricicloni

Bene i piccoli comuni, male Potenza e Matera

Potenza, 18 febbraio 2016 - Raccolta differenziata dei rifiuti e recupero di materiali: la Basilicata è ancora fanalino di coda. E’ quanto emerge dalla nona edizione regionale di Comuni Ricicloni, l'iniziativa di Legambiente, patrocinata dal Ministero per l'Ambiente e che premia comunità locali, amministratori e cittadini che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti: raccolte differenziate avviate a riciclaggio, ma anche acquisti di beni, opere e servizi, che abbiano valorizzato i materiali recuperati da raccolta differenziata.  Il rapporto è stato presentato oggi in un doppio appuntamento, Potenza e Pisticci, proprio per la necessità di portare il dibattito in quest’ultima area particolarmente difficile. 

La raccolta differenziata complessiva è stata nel 2014 pari al 27,6%, con la Provincia di Potenza attestata al 31,9% e quella di Matera circa al 20,9%. La “marcia di avvicinamento” della Provincia di Matera alla Provincia di Potenza, che ha caratterizzato il trend delle raccolte differenziate negli anni passati si è interrotta per effetto delle brusche frenate di molti comuni del materano che, sebbene negli scorsi anni abbiano fatto registrare importanti risultati, hanno avuto una battuta di arresto che non gli ha permesso di progredire sulla strada intrapresa. Il risultato è una Provincia di Potenza che sopravanza di 11 punti quella di Matera grazie allo straordinario contributo del sistema dei Comuni dell’Alto Bradano e di altri Comuni che ne hanno seguito l’esempio. 

Sono 11 i Comuni Ricicloni lucani che conquistano l’ambito riconoscimento per avere superato la soglia del 65% prevista dalla legge nel corso del 2014

Ancora oggi 58 Comuni lucani, per un totale di poco più di 150.000 abitanti, sono al di sotto del 20% e solo 24 Comuni, per un totale di circa 130.000 abitanti, hanno un dato superiore al 50% di raccolta differenziata. Sono dati preoccupanti che vanno sottolineati perché evidenziano purtroppo come la grande maggioranza dei Comuni lucani di fatto ancora non ha avviato un vero sistema di raccolte differenziate nel loro territorio, oppure lo ha fatto solo simbolicamente. 

Nonostante negli ultimi anni il sistema sia collassato più volte, con dei veri e propri black out, con la spazzatura che si accumulava nei cassonetti e per le strade, senza che ci fosse la possibilità di effettuare la raccolta per la temporanea assenza di siti di smaltimento, la situazione da allora non è cambiata, tanto da farci smaltire ancora oggi il 64% dei nostri rifiuti fra discariche ed incenerimento. Esempio emblematico di come il sistema non funzioni assolutamente con l’azione amministrativa che contribuisce in maniera attiva a determinare questa situazione è quanto sta accadendo negli ultimi mesi in Provincia di Matera dove la discarica di Pisticci, l’unica rimasta, è stato portata al collasso dalle molteplici ordinanze emanate con conseguente decisione di avviare ad inceneritore i rifiuti indifferenziati di gran parte della provincia. Di fatto è il gioco delle tre carte della gestione dei rifiuti, in cui si movimenta il tal quale in ogni direzione. 

La debolezza del sistema continua ad essere nella sua incapacità a liberarsi dagli schemi del passato, rimanendo saldamente ancorato al ricorso alla smaltimento del tal quale (fra discariche ed inceneritore) e a dotarsi dell’impiantistica necessaria alla gestione di un sistema di raccolta differenziata spinto, richiesto sempre più a gran voce in regione. Il corredo impiantistico di cui disponiamo è tutto al servizio della gestione del “tal quale”: discariche, impianti di biostabilizzazione che producono “compost grigio”, impianti per la separazione meccanica dell’indifferenziato, inceneritore. I nostri impianti producono, quindi, frazione organica stabilizzata che finisce in discarica e materiali secchi da selezione del tal quale (quando la fanno veramente) che vengono avviati all’incenerimento. Siamo all’inizio del 2016 ed ancora non siamo riusciti a realizzare in regione il primo impianto di compostaggio della frazione umida riveniente dalla raccolta domiciliare, mantenendo il triste primato che ci vede come unica regione d’Italia a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti. 

La presenza degli impianti di compostaggio è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del “porta a porta” di gestire in regione la frazione organica senza essere “costretti” a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori regione. Possiamo stimare che per il 2014 il solo smaltimento in discarica è costato ai lucani più di 20 Milioni di euro, guadagno facile a cui, per qualcuno, evidentemente è proprio difficile rinunciare. Serve coraggio e volontà politica, a tutti i livelli. Bisogna mettere mano ad un’infrastrutturazione impiantistica adeguata ad uno scenario moderno fondato sul riciclo dei materiali e sulle politiche di prevenzione che diano finalmente concretezza alla strategia “rifiuti zero” proclamata dalla Regione Basilicata, da completarsi entro il 2016, ma che al momento appare avulsa dal contesto generale senza la dotazione impiantistica necessaria per gestire un efficace ed efficiente sistema di gestione dei rifiuti. 

In tal senso attendiamo con “trepidazione” il piano di gestione dei rifiuti che la stessa Regione Basilicata dovrebbe licenziare nei prossimi giorni augurandoci che sia in grado di dare finalmente risposte moderne ad un problema antico, dicendo basta a discariche ed inceneritori ed attuando una pianificazione seria, condivisa e moderna, che abbia al centro il recupero di materiale derivante dall’attivazione dei sistemi di raccolta differenziata e permetta finalmente alla Basilicata di uscire rapidamente da questo stato di difficoltà, risolto fino ad oggi solo con interventi tampone. Naturalmente troviamo spropositati gli 800.000 o 400.000 euro  - dalla Regione ci dicono siano stati dimezzati -  spesi per fare quello che, proprio in questi ultimi anni, regioni come l’Abruzzo e le Marche hanno fatto con una spesa 15 volte inferiore alla nostra.

“Dal nuovo piano – dichiara Alessandro Ferri, Presidente della Legambiente Basilicata – vorremmo che sia in grado di stabilire con chiarezza modalità, strumenti e tempi per la realizzazione degli impianti di cui la Basilicata ha urgente bisogno per portare a compimento gli sforzi di quei comuni che, pur in assenza di un piano regionale, hanno intrapreso percorsi in linea con le richieste del legislatore nazionale, che vuole – conclude Ferri –  il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata ma che, in un contesto di generale inefficienza, non riescono a sostenerne i costi e sono costretti a “scaricarli” interamente sui cittadini. È necessario mettere in piedi un sistema di incentivi e disincentivi che premi amministrazioni e cittadini virtuosi e penalizzi chi produce troppi rifiuti e non differenzia. Ci aspettiamo infine che venga favorito l’accesso ai dati e che sia previsto un sistema per controllare i flussi dei rifiuti urbani e ancor più di quelli speciali, di cui allo stato attuale non è dato sapere che fine fanno. 

 

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